mercoledì 4 luglio 2018

Una vita in punta di piedi

Arrampicare, una danza verticale, nulla ti rende così felice e  in pace con te stesso come arrampicare. Una sorta di stress positivo unito ad una libertà assoluta, come essere rapiti in un mondo parallelo, in un mondo verticale. Siamo abituati come esseri umani a muoverci in orizzontale, lì è un altro mondo.

Sensazioni uniche, strane, indescrivibili, tra un passo e l'altro, tra un laterale e un buon appoggio, tra una tacca e un maledetto passaggio di placca, si una tacca dove appoggi magari pochi millimetri due dita, forse tre, quella sensazione di cadere ma di reggerla fino allo spasimo, è follia, godimento puro, una sfida con te stesso e con la dura legge della natura e della gravità, incontrastabile.

A volte mi capita si salire vie in cui si trovano passaggi da affrontare in dulfer, uno tra i movimenti che preferisco, rende la salita talmente bella e fluida che sembra quasi di camminare, soprattutto se è leggermente appoggiata.

Ambienti, arrampicare è natura è ritrovarsi in luoghi a misura d'uomo, quelli che ti tolgono completamente i pensieri dai problemi della settimana, come se avesse una sorta di tasto ON/OFF dalle giornate feriali.

Un'attività che nonostante ti dia tante bastonate, e una piccola dose di soddisfazioni rimane pur sempre la mia vita e la vita di tante persone. Bastonate si, chi non ha mai avuta la classica giornata in cui non ha detto "oggi la testa non funziona", la giornata in cui ripeti vie gia chiuse, ma nulla, inizi a dare di matto già al secondo rinvio,,, perchè,,, perchè?? Perché è così, così meravigliosamente bello!!

Dell'arrampicata amo anche l'ambiente, quello del campeggio, quello della birra finale, quello del confronto sui movimenti, quello che ti permette di socializzare con tantissime persone. Ritrovarsi, parlare al 90% di scalata, anche se alla fine, diciamolo, sono sempre le stesse cose, ma quelle stesse cose ci rendono felici, ci rendono vivi. Magari incontrare persone che hanno appena iniziato, e cercare di trasmettergli quelle stesse emozioni che provi tu, se ci riesci e li vedi sorridere, hai fatto bingo!

lunedì 7 maggio 2018

Le scelte verso i sogni

Ho già parzialmente affrontato questo argomento con padroni del proprio destino, ma ci voglio tornare sopra su aspetti leggermente diversi ma strettamente collegati.
Sempre più spesso mi imbatto in discussioni accese sui social (e non solo) tra montanari che contestano le scelte di alpinisti. Partendo dal fatto che nessuno ha istinti suicidi in montagna, ognuno di noi dovrebbe prendere tutte le precauzioni per evitare il più possibile incidenti, quindi ogni scelta è fatta sulla base della sopravvivenza. Ma, c'è un ma, il rischio non è mai azzerabile, come diceva Messner

 "chi pensa che la montagna non è pericolosa è uno scemo",

 quindi un minimo rischio di imprevedibilità c'è e va calcolata.

Bisogna però fare una distinzione tra "alpinisti": chi va con coscienza e chi va senza cognizione di causa.

Per i primi: come si fa a contestare una scelta giusta o sbagliata, che magari li ha portati alla morte? Quella scelta è stata fatta sulla base di una situazione particolare e specifica, ed è unica nel suo genere. Non è possibile generalizzare e dire quella scelta non era da fare, magari quella scelta è stata fatta sulla base di ridurre un altro rischio o per altri svariati motivi.

Diverso il fatto è di chi si avventura in una escursione o in un'alpinistica senza avere gli elementi minimi per poter decidere, in questo caso subentra incoscienza, e alcune scelte non sono sbagliate perchè hanno causato la sciagura, ma perchè non si era consapevoli del fatto che quella scelta potesse portare ad un incidente.

In entrambi i casi alcune azioni possono portare a danni fatali ma è sul secondo caso su cui bisogna far leva, insegnare
e trasmettere l'importanza della sicurezza.
Purtroppo, però, è l'esperienza che insegna, apprezzo molto il lavoro che svolge il CAI con i suoi corsi e suoi messaggi, ma è quello che viene fatto dopo che salva la pelle.

Ci sono tante situazioni, metodi che hanno dei pro e dei contro, chi la vede in un modo e chi la vede in un altro e ci saranno sempre eterne discussioni in caso di incidente. Vi faccio esempio della conserva! Chi è a favore e chi è contro quando la conserva non è su ghiacciaio (quindi orizzontale) senza che questa non sia protetta?? Ognuno di noi sono sicuro che dirà la sua e non si arriverà mai ad una scelta all'unanimità.

Questo è solo un invito per tutti a non giudicare mai le scelte che un alpinista ha fatto, soprattutto se quella decisione l'ha anche portato alla morte, ma solo di ragionare su quello che sappiamo e su cosa possiamo migliorarci per evitare altri incidenti. Ma ricordate, ogni azione e ogni incidente ha la sua storia, generalizzare e sindacare si passa solo per egocentrici professori. Scrivere su un social critiche fa solo male a chi li legge, soprattutto alle persone vicine alle vittime...

domenica 8 aprile 2018

Un 8 che cambia la vita

Quante volte lo facciamo a settimana? Quante in un anno? Ormai non le conto nemmeno più, ma quell'8 mi ha cambiato la vita.
Arrampicare, e chi se la scorda la prima volta, in una piccola palestra CAI, movimento su movimento, o per meglio dire, sacco di patate trainato da una corda.

Impari piano piano gli equilibri, quegli equilibri che cerchi nella tua vita, perchè arrampicare è così, riflette i tuoi pensieri, i tuoi stati d'animo, quando la tua vita è serena i passaggi sono morbidi, fluidi, i tuoi occhi vedono appigli, appoggi e il chiodo fa meno paura. Quando viviamo momenti difficili tutto sembra più complicato, anche in parete.

Quando qualcosa va male, l'arrampicata aiuta a rilassare, respirare, aiuta a gestire meglio le nostre emozioni ed è il termometro del nostro stress e delle nostre paure. Fateci caso, non è capitato anche a voi di avere dei pensieri e di scalare male?!

Ho cercato di recepire questi messaggi e sfruttarli per stare meglio, è tutta una questione di movimento. Quando i movimenti sono fluidi li assecondo, quando non lo sono, mi fermo, mi concentro sui passaggi e li rendo più morbidi, quasi sempre, e la mia mente li assorbe come sensazioni positive e cancella tutto ciò che di negativo era presente in quella giornata. Si arrampicare mi ha cambiato la vita.

Arrampicare ti obbliga a muoverti in un modo diverso rispetto al quale siamo abituati ogni giorno, e questo permette di uscire dagli schemi della normalità e di rapportarsi in un ambiente più naturale, più a misura d'uomo.
Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso.
Walter Bonatti
Arrampicare è anche viaggiare, perché ti permette di vedere posti nuovi, natura diversa, e stili di scalata diversi e quindi rappresenta anche una sfida personale, non solo per il grado di per sé, ma per quelle sensazioni variegate che questa attività di permette di recepire.

Scalare mi ha concesso in questi 7 anni di conoscere una marea di persone, e questo "sport" è ormai nella mia quotidianità, insieme alla corsa.

Un 8 che cambia la vita...

giovedì 5 aprile 2018

Maledetti climber

Da climber ai climber.

Sanno tutto loro e sanno scalare solo loro, un po' come andare sempre a scuola. Avete presente la maestra che vi diceva è giusto così, e voi, tra di voi. Ok è la maestra, avrà ragione!

Capita spesso nelle palestre, ma non è da meno la falesia e le vie, quel momento in cui stai facendo un passaggio: ma no, è sbagliato, piede qui, appiglio là e vai di laterale, cazzo, vieni tu qui a farlo!

Ormai da un po, mi dedico anche al bouldering, più per divertimento, per cercare la parte più ludica dell'arrampicata e, sicuramente, l'attività che più ti permette di conoscere nuove persone al contrario di corda e vie dove sei tu e il tuo compagno, fine.


E lì, proprio lì, esce il climber imbruttito, quello che il blocco lo conosce solo lui, e se tu trovi un modo diverso di chiuderlo, hai sicuramente sbagliato. Ma chi ti ha insegnato a scalare??

Ma che scarpette usi?? ma va quelle non vanno bene! dammi retta queste sono le migliori, le usa anche... (professional climber), se le usa lui!!

Ma per favore, posso usare quel cavolo che voglio?!

Vai, scali e chiudi, ma no, è troppo sovragradato, è una scala! e tu pensi, ma questo cosa vuole?

Vai scali e non chiudi, no che via di cacca, è troppo unta, e poi devo risuolare le scarpette non tengono più.

Poi avete presenti il raduno degli sfegatati (climber molto imbruttiti), li vedi, li riconosci, canotta, fanno gruppo solo tra di loro, ti salutano quando diavolo hanno voglia, e quando sono da soli, stanno solo con ragazze, perche se non scali il 7c sei una capra e non meriti il loro saluto, ti guardano dall'altro verso il basso.

Sempre lì, al contrario, ti trovi le classiche ragazze fighettine, che non si sa per quale motivo hanno deciso di iniziare a scalare, le vedrei più a fare le modelle per aziende di alta moda, truccate da sabato sera, bho, fanno il 2a+ e si sentono già la Mingolla della situazione.

Poi, i fanatici dei social, quelli che iniziano a fare montagna da 2 mesi, e #borntoclimb #borntotrek, ok, sono contento per te, quelli, che fanno le foto appesi alle croci, altri, foto pazzesche, che se togliessi lo sfondo dei panorami, sembro io brillo in discoteca 10 anni fa!!! Questo giusto per ricordare che le montagne non sono un set fotografico ma un ambiente severo e pericoloso.

Ma in fondo diciamolo, è un mondo fantastico e divertente, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni e sicuramente crescerà ancora.

Buone tacche a tutti 😀


sabato 11 novembre 2017

Padroni del proprio destino

Libertà di sbagliare e padroni del proprio destino,
chi non lo vorrebbe? Chi ne vorrebbe invece stare alla larga per non essere responsabili di se stessi.
Qual è quella forza, quell'energia che ci porta a rischiare? qual è il parametro di rischio, e voi che rischi vi accollate?
Non è dunque, soggettivo? Se non erro ne avevo già discusso qualche anno fa in un articolo precedente. Avete presente quella sensazione di poter dominare il mondo e se stessi?

Da ormai 8 anni, con consapevolezza, e non so neppure il perché, ho cercato di affrontare la vita in modo estremo, forse per un riscatto personale, forse perchè mi sentivo incompleto, ma fare attività oltre la normalità universalmente accettata, mi faceva sentire bene.

- perchè saltare da un ponte legato da un elastico?
- perchè filare giù da un aereo a 200 all'ora in piena caduta libera?
- perchè volare tra le alpi con una vela come un uccello?
- perchè essere legato da una corda per raggiungere una vetta che non arriverà mai?

Avete presente, quando a scuola studiavamo la forza di gravità e altre leggi fisiche a cui non davamo un senso logico, perchè in fondo erano astratte? Provare e verificarle di persona ti da una sensazione di potere sulla fisica, quasi in grado di dominare l'universo e le sue forze, perché abbiamo la tecnologia in grado di annientare tutta questa energia. Tutto questo con una grande consapevolezza che è subentrata successivamente, l'errore, la fatalità...

Il limite del rischio che vi accollate non è dunque, la vostra capacità di dominare la fatalità, l'errore?!  Oppure semplicemente la speranza che quel giorno non tocchi a te?? E' una domanda alla quale non ho ancora una risposta. I casi sono essenzialmente due: o l'amore per quello che fate, la libertà, l'energia che vi da, è superiore alla paura di morire, oppure non avete mai preso in considerazione che la morte mi venga a trovare in anticipo.

BOOM.....

E' così che ti accorgi che tutto questo può accadere davvero, non siamo veramente noi padroni del nostro destino? si lo siamo!! e siamo davvero così ottusi, da essere consapevoli solo dei risvolti positivi, ma se così non fosse non avremmo quel romanticismo verso quello che più amiamo fare!! Perchè amare qualcosa che ci può portare alla morte?? Non ha un senso logico e fa a pugni con l'amore verso noi stessi!!

- Certe immagini non te le toglierà nessuno dalla mente, dai ricordi...

Essere impotenti davanti alla morte e non poter fare nulla, ti fa sentire niente, eppure certi luoghi ti facevano sentire in grado di dominare tutto. Averla vista lì a pochi metri da me, ti chiedi, questa "nuova" vita, come la userai?? Non morire è come essere nato una seconda volta... forse è questo...

...essere padroni del proprio destino...
... fino in fondo, rischiare è l'unico modo per essere vivi, in ogni ambito, sportivo, lavorativo, e amoroso... RISCHIATE la sicurezza è relativa, saltate!!